Il 9 giugno, l’Associazione Bancaria Ticinese ha organizzato una tavola rotonda sul tema Borse ai massimi: euforia giustificata?
I miei interventi sono disponibili qui. I miei commenti sono stati ripresi da “Il Corriere del Ticino” (formato PDF) e “La Regione” (formato JPG).
Gli sviluppi dei mercati finanziari negli ultimi mesi stanno sicuramente riflettendo i massicci interventi monetari e fiscali negli Stati Uniti e in Europa. Tuttavia, le valutazioni azionarie a cui assistiamo da mesi non sono necessariamente in linea con i fondamentali dell’economia. Gli interventi pubblici di sostegno alla domanda aggregata producono effetti generalmente transitori. Non è chiaro se, nonostante i propositi, questi stessi interventi saranno in grado di innescare dinamiche di produttività nell’economia reale più elevate di quelle osservate nell’ultimo decennio.
Il mio punto non è cercare di affermare che interventi pubblici di tale portata non siano necessari. Lo sono. La mia tesi è che le valutazioni azionarie allo stato attuale non tengono necessariamente conto dell’incertezza in merito all’efficacia a lungo termine delle politiche economiche epocali dei nostri giorni. Ad alimentare quest’incertezza è un mercato del credito (privato) in affanno nei “paesi periferici” dell’Unione Europea. L’economia dovrà ritrovare un sentiero di crescita spontaneo una volta esaurito lo slancio che andrà a determinarsi grazie al sostegno pubblico. Il buon funzionamento del mercato del credito ne costituisce una premessa indispensabile. Si tratta di una tesi da me discussa in molti altri contesti (qui, qui e qui, per esempio).
Ho infine discusso delle grandi eredità lasciate dagli interventi di politica economica degli ultimi quattordici anni: l’enorme peso del debito pubblico (una certezza) e l’inflazione.